Brochette di Zebù

Inserito da Giorgio Gatta domenica 30 luglio 2017

L’ho cercata per due giorni. Volevo rivederla, richiamato da una attrazione strana, come quelle che si prova a 20 anni per delle belle ragazze.

Ho girato per le strade più affollate e incasinate di Isoraka, da qualche parte dovevano essere… lei, la sorellina e sua madre, tutte e tre a mendicare scalze di giorno e a dormire sul freddo marciapiede di notte.

Non sapevo neanche cosa avrei fatto, né il perché, a parte un senso di incompletezza per quel sorriso luminoso preso a gratis e condiviso.

Stavo per abbandonare la ricerca, quando quel sorrisetto che mi aveva stregato mi si riaccende davanti come una luce e sento un tuffo al cuore. Proprio come per una bellissima donna che ti viene incontro con un sorriso.

Sono quei momenti in cui non decidi un bel niente, è già tutto deciso, ti muovi inconsapevolmente con una decisione e una grinta che non sapevi di avere.
Ho radunato un’altra quindicina di bambini e di madri sole che stavano tutti insieme e gli ho detto di venir con me. Avevo da poco passato una gargotte che faceva in strada brochette di carne di zebù, una leccornia.
Gliene ho pagate 100 (coi soldi in anticipo, pensavano fossi matto) e i bambini hanno aspettato abbastanza ordinati che cuocessero, con una evidente curiosità di capire quale scherzo fosse mai quello, mentre il fumo profumato di carne alla brace faceva inquietare e salire l’acquolina.

Forse era meglio dar loro i soldi per del più economico riso? Mmmmm….almeno così non è finito in toka gasy (alcool) e i bambini hanno mangiato un po’ di carne buona… e io mi son sentito tornare indietro di quasi 50 anni, quando mi davano lo zucchero filato, gioia allo stato puro.

Non è servito a nulla, domani quei bambini scappati dal Sud inaridito saranno ancora a pancia vuota, senza scarpe per il freddo, senza casa e senza scuola per imparare a ribellarsi. Perché lo faccio?

Lo faccio per me, per ricordarmi ogni giorno che nessuno ha diritto ai miei soldi, ma tutti hanno diritto a mangiare quel che mangio io.

Lo faccio per far sapere, foss’anche a una sola altra persona, quanta povertà e ingiustizia ci sono in questo Paese e, anzi, quanto forte stiano aumentando. E per far sapere ai tanti cui questo non interessa, che pure a tanti altri come me non interessa una cippa delle loro vacanze agostane di sdrai, piscine, Margarita, paella, creme, camicette di lino bianche.

Lo faccio per quegli occhioni belli, non solo quelli, ma anche per quelli dei suoi amici, sporchi, luridi, pulciosi, evitati con ribrezzo dai Karana di passaggio. Gli occhi dei bambini di strada sono tutti uguali, meravigliosi e penetranti, arrivano al fondo della tua coscienza sporca in un nanosecondo e riaffiorano schiumando ego appagati da mille lussi e comodità.

Lo faccio per inchinarmi al lavoro di chi coi bambini di strada ci sta tutto l'anno, il vostro esempio sono luce e diamanti purissimi.

E poi non importa perché lo faccio, ma importa che ancora ogni giorno trovi lo spunto, il gesto, il pensiero, la riflessione sull’ingiustizia e la povertà, che non sono mali incurabili lontani da noi, cui potersi mai e poi mai permettere l'assuefazione e la rinuncia.

ciao fagiolino


Marco Sassi

Presidente Coordinamento VIM - Volontari Italiani per il Madagascar


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