Kiribù e la strega Karaba

Un film che parla di diversità, fiducia, curiosità, coraggio, solidarietà e molti altri temi fondamentali in educazione!
Inserito da Michele Dotti venerdì 15 settembre 2017

È il primo lungometraggio scritto e diretto dal regista francese Michel Ocelot.

Una piccola meraviglia che proprio quest'anno compie vent'anni!


Voglio presentarvene una mia personale lettura attraverso una breve analisi dei personaggi:


Kiribù

Il personaggio principale rappresenta l'anti-eroe, l'esatto opposto degli eroi tradizionali tutto muscoli, super armati... lui è nudo, disarmato; le sue armi sono il coraggio, l'intelligenza e soprattutto una buona dose di curiosità che lo spinge a voler capire sempre le cose in profondità! È generoso, tutte le sue "battaglie" sono per aiutare gli altri, per il bene della comunità, o di chi è indifeso (es: gli scoiattoli attaccati dalla puzzola nel tunnel...).

Ma la prima cosa che balza agli occhi guardando Kirikù sono le sue dimensioni ("ma è minuscolo..." dice una donna del villaggio); il suo essere piccolo rappresenta, nel film, la diversità in generale; se fosse stato verde, o blu, sarebbe stato diverso per il colore, invece sono proprio le sue dimensioni ad apparire in modo più evidente; di fronte a questa diversità la reazione è spesso di rifiuto e di esclusione; lo escludono ad esempio gli altri bambini ("vai via, noi non giochiamo con i più piccoli") quando si incontrano al fiume. La prima reazione di fronte al diverso, a ciò che non conosciamo è spesso di paura e di avversione; perfino la mamma degli scoiattoli, dentro al tunnel, in un primo momento caccia Kirikù, credendo che voglia attaccare i suoi piccoli... Poi capiranno, in un secondo momento, sia i bambini salvati da Kirikù, che gli scoiattoli, quale sia il suo vero valore e gli dedicheranno una canzone, i primi, mentre i secondi gli porgeranno doni in processione.


Anche noi, come questi personaggi del film, siamo talvolta portati a giudicare dalle apparenze, senza conoscere in profondità gli altri.


Lo stesso Kirikù fatica ad accettarsi per quello che è e chiede al saggio della montagna se può farlo diventare grande. Magnifica la risposta del saggio: "Oggi tu sei piccolo e vorresti essere grande; quando sarai grande vorrai essere piccolo! Ora tu sei piccolo ed hai potuto fare cose che i grandi non possono fare, rallegratene. Quando sarai grande non dimenticare di rallegrarti di essere diventato grande!" Una splendida lezione che ci insegna ad accettarci e a rispettare noi stessi per quello che siamo, con i nostri difetti e le nostre particolarità.


La strega Karaba rappresenta il Potere, che cerca solo il denaro. E' sola, non ha amiche. La sua capanna è vuota, a parte il cestino dei gioielli e i feticci suoi servitori (che analizzerò dopo).


La mamma ha fiducia in Kirikù, nei suoi progetti, e lo riconosce anche quando è diventato grande.


Lo zio è l'esatto opposto della mamma, non riconosce Kirikù né quando è piccolo, né quando diventa grande. Rappresenta la difficoltà di riconoscere l'altro, il diverso per quello che realmente è!


Il saggio della montagna (nonno di Kiribù) rappresenta la saggezza, è umile ("io so poche cose..."), anche se conosce le cose in profondità e svela a Kirikù la vera storia di Karabà; conosce la risposta alla domanda centrale del film: "perché la strega karabà è cattiva?" che pone l'eterno quesito sul perché del male nel mondo. La risposta è davvero interessante: "perché soffre!" La sofferenza causa il male, che non fa quindi parte della natura umana, come sembrerebbe invece implicito nella nostra cultura. Ne sono prova le parole della strega quando Kirikù le toglie la spina avvelenata dalla schiena: "tu mi hai liberata; ora sono di nuovo me stessa" che lasciano intendere come la strega non fosse nata malvagia, ma lo fosse divenuta a causa della sofferenza per la spina! Questa è una grande differenza rispetto alla nostra cultura e le conseguenze di queste diverse visioni circa la natura umana sono davvero enormi: se il cattivo è tale per natura non può cambiare, quindi l'unica soluzione è eliminarlo! Ecco perché tutti i nostri film finiscono con la vendetta che sembra assumere quasi i connotati della giustizia... Il cattivo muore e noi ci sentiamo tutti meglio, perché quella sembra essere l'unica soluzione possibile. In questa cultura invece c'è una soluzione alternativa che io definisco la "strategia di kirikù", cioè:


1) la curiosità di voler capire i problemi a fondo;

2) la consapevolezza che togliendo una spina si toglie anche un po' del male che c'è sulla terra!


Ognuno di noi, nel suo piccolo, può sviluppare questa strategia nella sua vita.


Il vecchio del villaggio è l'esatto opposta del saggio! E' presuntuoso ("io so tutto") anche se in realtà non conosce il vero perché delle cose ("perché la strega Karaba è cattiva?" - "perché è una strega!") e non ama la curiosità ("non bisogna fare domande sulle streghe!"). Rappresenta l'ignoranza che, come sempre, è anche orgogliosa di sé.


La gente del villaggio fatica ad accettare e riconoscere Kirikù per quello che realmente è! Non conosce il perché delle cose, è vittima della paura e dei pregiudizi.


I feticci sono gli uomini che la gente del villaggio crede mangiati dalla strega, mentre in realtà sono stati trasformati in oggetti obbedienti; si tratta di una critica spietata del sistema consumistico, che non divora gli uomini ma li rende schiavi ed oggetti essi stessi!


E non possiamo sperare di rimanere neutrali di fronte a questa situazione come ci spiega bene una frase del film: "mamma, tutti gli uomini hanno combattuto contro la strega karabà?" - "no, ma anche quelli che non hanno combattuto sono stati divorati!" che ci indica come non si possa sperare di fare gli struzzi e ignorare i problemi.


È interessante anche riflettere sugli stereotipi: oltre agli uomini che non sono stati mangiati dalla strega, un altro stereotipo è diffuso fra la gente del villaggio: "la strega ha prosciugato la fonte maledetta". In realtà non è così; si tratta di un animaletto entrato quando aveva sete che ha avuto sempre più sete ed è diventato sempre più grande! Ma perché la strega non ha smentito questa voce? Ci risponde ancora una volta il saggio: "perché più la gente ha paura più è grande il suo potere!"


Il film ci mostra in modo chiaro alcuni dei principali valori delle culture africane: sono riassunti in modo chiaro in una frase della mamma di Kirikù: "si può vivere senza oro, ma non si può vivere senz'acqua; non si può vivere senza coloro che amiamo!" I diritti umani e le relazioni umane, cuore delle culture dell'Africa.


Ci sarebbe ancora molto, ma mi fermo qui.


È importante sottolineare, secondo me, il finale del film, che non vede la strega morire ma addirittura diventare compagna di Kirikù.


È il modo migliore per spiegare la differenza importantissima, tra NATURA e CULTURA, ovvero tra ciò che è innato e proprio della natura dell'uomo, e ciò che invece è appreso culturalmente, per le esperienze vissute e l'influenza dell'ambiente circostante: proprio questo -infatti- è il terreno dell'educazione! 


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