Sostenete le piccole associazioni che operano in Madagascar!

Inserito da Giorgio Gatta venerdì 21 dicembre 2018

Siamo alle solite: UNICEF sbrodola quando arriva Natale e può finalmente inondarci dei suoi video "toccanti".

Libertà a tutti di sostenere anche Unicef. Ma siamo almeno consapevoli di tre cose, che vengono ben poco chiarite dai martellanti video che passano in questi giorni:

 

  1. Un ciclo terapeutico ad alto contenuto proteico non costa 9 euro al mese; ne costa ben di più. Voi non state "offrendo un ciclo terapeutico", state contribuendo al bilancio (oltre 60 milioni di euro) di Unicef Italia, sezione italiana di UNICEF, con bilancio annuale di quasi 5 miliardi (MILIARDI! ) di dollari. Ovviamente non piovuti dagli alberi; dati dai Governi (il nostro è molto generoso con Unicef) alle Agenzie delle Nazioni Unite, attraverso le nostre tasse. Quel ciclo terapeutico l'abbiamo già pagato, non dobbiamo offrirne un altro, ma vigilare affinchè arrivi veramente - ma veramente! - il più possibile a destinazione.
  2. Non state facendo una adozione o un sostegno a distanza con quei 9 euro. Di Umara non ne sentirete più parlare, di sicuro non di quella Umara, forse nemmeno delle tante e tanti Umara, che non sono nemmeno 1,4 milioni in Africa, ma molti, molti di più.


"9 euro" è un numero qualsiasi, che non sembra molto, giusto uno meno di 10, studiato dai guru della comunicazione.

Se volete saperne di più di dove vanno i vostri 9 euro, proseguite nella lettura del punto 3. Se siete già inca....ti, lasciate perdere Unicef, i suoi macchinoni nelle località turistiche, i suoi mega-funzionari, mega-stipendi, ecc. e...

...e andate subito direttamente a guardare cosa fanno le associazioni e le piccole ONG, magari quelle della vostra città, magari quelle che operano in #Madagascar, a cui domani potrete anche dare una mano personalmente....


3) Eravate avvisati, ma siete testoni.

E allora leggiamo, meditiamo, agiamo di conseguenza. I dati che seguono sono reperibili sul web.

Unicef, oltre che da elefantiasi e lentezza negli interventi, è caratterizzata da un rapporto a dir poco umiliante tra le risorse messe in campo e quelle che effettivamente arrivano a destinazione.

Prendiamo ad esempio un'offerta di 100 euro fatta all'Unicef per i bambini malnutriti dell'Uganda. Dal bilancio della sezione italiana (www.unicef.it) si scopre che l'Unicef Italia trattiene per le proprie spese di organizzazione, pubblicità, gestione, il 38% di quanto raccolto, cioè 38 euro.

Questo non significa, però, che i 62 euro rimasti siano veramente utilizzati per l'infanzia, perché vengono inviati alla sede internazionale dove entrano a far parte del bilancio generale dell'Unicef. Naturalmente una parte di questi fondi viene utilizzata per coprire le spese di gestione e organizzative dell'ente. Visto l'enorme palazzo che ospita la sede e considerato che i Direttori Unicef dei vari paesi sono equiparati ad Ambasciatori e percepiscono gli stessi stipendi e godono degli stessi benefit in termini di case, viaggi, auto, crediamo non sia fuori luogo quantificare le spese in un 20% del bilancio. Quindi quei 62 euro si riducono a circa 50 euro.

Purtroppo, però, non è finita. I 50 euro, infatti, vengono inviati alla sede ugandese dell'Unicef che, inutile ormai dirlo, è gravata anch'essa da spese rappresentate da uffici, funzionari (ben pagati!), automobili fuoristrada (generalmente sempre enormi, nuovissime e ben accessoriate!), ecc.

Possiamo ipotizzare che se ne vada un altro 20%, cioè altri 10 euro circa. (in realtà le cifre vere sono impossibili da reperire).

Ricapitoliamo. Dei nostri 100 euro, 38 li trattiene l'Unicef Italia, 12 (?) l'Unicef Internazionale, 10 (?) l'Unicef Uganda. Rimangono a disposizione 40 euro.

Siamo partiti con un grande fiume per ritrovarci a destinazione con un piccolo rigagnolo.

A questo punto l'ultima sorpresa. L'Unicef Uganda non gestisce direttamente il progetto, ma "subappalta" l'intervento sul territorio a ONG Internazionali o nazionali che finalmente (!) provvedono ad acquistare e distribuire il cibo ai bambini malnutriti, cosa questa non esente a sua volta da spese (benzina, stipendi...).

Ecco allora che alla fine poco meno di 40 dei nostri 100 euro si trasformano effettivamente in cibo per i bambini.


Ma perché allora non darli direttamente alle nostre piccole associazioni nazionali o locali che agiscono sul posto?

Perché l'UNICEF, che prende alcune decine di milioni di dollari per il Sud Madagascar, in realtà non l'ha quasi mai vista nessuno al di fuori degli alberghi della capitale?

 


SPOT TV "Unicef - 9 euro al mese - 800912130 - Umara"

'In Africa è in corso una grave crisi alimentare. Un milione e quattrocentomila bambini rischiano la vita, dobbiamo fare qualcosa prima che sia troppo tardi. Umara ha 7 mese ed è gravemente malnutrita. Il suo braccio misura solo 9 centimetri. Un ciclo terapeutico ad alto contenuto proteico può salvarle la vita. Dona 9 euro al mese per fornire il ciclo terapeutico a tanti bambini come Umara, chiama ora il numero verde 800 90 21 30 o visita il sito Unicef. it/tv. Con il tuo aiuto Umara può guarire dalla malnutrizione. Dona 9 euro al mese. Chiama ora il numero verde 800 91 21 30. I bambini come Umara non possono aspettare'

https://www.youtube.com/watch?v=iHn_hhJ-pGE



Marco Sassi

Presidente dell'Associazione Volontari Italiani per il Madagascar


Anonimo ha commentato venerdì 21 dicembre 2018 13:29:31
Riguardo Unicef stesso discorso nella mia esperienza del dopo terremoto in Nepal e altre realtà simili da me vissute in prima persona.
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