Il turismo lento: verso obiettivi comuni

Inserito da Giorgio Gatta giovedì 30 maggio 2019

Negli anni Duemila andava di moda una serie poliziesca, Crossing Jordan, una delle prime serie incentrate sull’indagine forense. In una delle puntate il criminologo Nigel Townsend sosteneva che se si viaggia in macchina ci si gode solo metà del paesaggio. Oggi quella che era solo una battuta televisiva è diventata il nuovo orientamento nazionale per quanto riguarda il turismo sul territorio e il 2019 è stato nominato l’anno del – turismo lento.

 

Dopo l’anno dei cammini, dei borghi e del cibo, l’Italia sta cercando di mettere in luce tutte le sue specialità nascoste: non ci sono solo le grandi mete turistiche, c’è anche tutto il percorso per raggiungerle e le piccole incantevoli tappe disperse lungo la strada.


Ecco che il 2019 diventa così l’anno dedicato al turismo lento, a piedi, in bici o a cavallo.


Sono state rivalutate le vie ferroviarie in disuso (un progetto su tutti quello di Alleanza Mobilità Dolce) e i tratti dismessi di ferrovie sono stati trasformati in ciclovie. La regione Emilia-Romagna intende investire 25 milioni entro i prossimi tre anni per la nascita di una rete di ciclovie regionali nella linea ferroviaria in disuso tra Piacenza e Rimini e in Friuli Venezia Giulia è stata disposta una riserva di trenta posti bici sui treni che percorrono il tratto lungo l’Alpe Adria nell’ambito della ciclovia che collega Italia e Austria. 


Il turismo lento come risorsa del territorio diventa anche un modo per permettere ai luoghi colpiti da disastri naturali di investire sulla loro rinascita, come sta accadendo con il progetto C.A.S.A. nel Parco Nazionale Monti Sibillini.


I territori meno conosciuti hanno la possibilità di essere scoperti a livello internazionale e rilanciati di fronte al grande pubblico. Si pensi, ad esempio, ad un piccolo paradiso come Corinaldo nelle Marche o Dozza nel bolognese. 


La modalità sostenibile favorisce l’aspetto esperienziale del viaggio, considerando che negli ultimi anni l’esperienza è diventata centrale per quanto riguarda l’offerta del patrimonio storico, artistico e culturale del nostro paese. La tutela diventa strumento di promozione e, allo stesso tempo, di controllo dei flussi turistici attesi per i prossimi anni.


A Bologna, ad esempio il flusso turistico è aumentato esponenzialmente con lo sviluppo dell’aeroporto Marconi, per questa ragione sono diverse le associazioni che si stanno dedicando a proposte di metodi di visita innovativi o percorsi creativi che diano uno sguardo diverso sulla città. Basti pensare soltanto a progetti di successo come Mobike o partner di IT.A.CÀ come Dynamo La Velostazione.


Si tratta dunque di valorizzare le risorse locali, ma anche esplorare il rapporto con l’innovazione sociale, promuovendo le tematiche dell’integrazione e dell’inclusione, che stanno guadagnando sempre maggior peso nell’ambito della proposta turistica e culturale.


In tutto questo, si inserisce IT.A.CÀ, che ha agito da precursore nel presentare questi argomenti in diverse forme e attraverso una moltitudine di iniziative diverse, dalle presentazioni letterarie all’organizzazione di itinerari verso l’Appennino, dall’Emilia Romagna alle altre regioni, dal Salento al Trentino, da Napoli al Monferrato, coinvolgendo 15 città o territori, da aprile a novembre.


L’altro punto fondamentale legato al “turismo lento” che IT.A.CÀ ha promosso in questi anni è la creazione di reti di operatori turistici che collaborano verso obiettivi comuni. Attualmente sono oltre seicento i soggetti a livello nazionale che danno il loro contributo alla manifestazione. Tutto questo per illustrare come è perfettamente possibile far convivere la sostenibilità con il benessere e il comfort


Non si tratta necessariamente di “avventura”, si tratta di “memoria”.

Il turismo lento permette di assaporare il panorama che ci circonda con mentalità diversa, riflettendo sulle persone e i luoghi che incontriamo e osservando le specificità locali: a quanto sembra, la nuova tendenza è quella di sfidare la tradizione del turismo da stereotipo, per produrre o consumare con audacia un’offerta, come si suol dire, green e slow, ovvero ecologica e ponderata, ma non per questo meno rilassante o stimolante.  

 

Blog IT.A.CÀ

Arianna Piazzi


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