Il Marocco tra parole, luoghi ed immaginario

Inserito da Andrea Benassi giovedì 08 settembre 2011

 

Il viaggio rappresenta da sempre, nell’esperienza umana, occasione d’incontro e di conoscenza. Mutare i propri orizzonti, protendersi verso l’alterità, crea e libera uno spazio dove i nostri tratti culturali, valori, le nostre esperienze individuali, si incontrano intrecciandosi con percorsi, elementi e tratti dell’altro. Allo stesso tempo, persone, luoghi e abitudini culturali, a noi estranee appaiono come altrettante occasioni di malintesi ed incomprensioni.


Il turismo, come una delle forme del viaggio, è particolarmente esposto a questo rischio, risolvendosi spesso in un incontro mancato. Immaginari fatti di stereotipi ed esotismi, si sovrappongono alla realtà costruendo esperienze distorte degli altri e dannose ad entrambe le parti.


L’Associazione T-ERRE, nella prospettiva di un turismo responsabile che sia momento di crescita e consapevolezza critica, propone in questa prospettiva di dialogo, un incontro di riflessione sui meccanismi stessi che il turismo mette in moto nel creare miti ed immaginari su popoli, luoghi e culture.


Cosa ci si aspetta da un luogo, cosa pensiamo ci debba trasmettere, quali sono i rapporti di forza attraverso cui viene a costruirsi l’immagine di un luogo? Per rispondere a queste domande proveremo ad analizzare il caso specifico del Marocco.


Già consolidata meta turistica, il paese ha posto di recente, tra i suoi obiettivi strategici, una intensa espansione della sua vocazione al turismo internazionale, ed in questa prospettiva vuole diventare una destinazione da dieci milioni di turisti entro il 2010. Strategia questa, che si traduce in infrastrutture ed investimenti, ma anche nel coltivare immagini e seduzioni che attraggano e confermino l’immagine che il turista ha del paese. Una scommessa fatta in ragione del multiforme patrimonio di siti storici che vanno da Volubilis alle città imperiali, nonché ambientale: fatto dalle montagne dell’Atlante, dalle coste atlantiche e mediterranee ed ovviamente di lembi di deserto. Ma anche puntando ad un turismo interessato sulle risorse identitarie e culturali berbere-amazigh, ed al patrimonio immateriale tout court. Patrimonio simboleggiato dalla grande piazza Djemaa el-fna di Marrakech, luogo principe dell’oralità, della performance e della socialità tutta, spazio diventata per queste ragioni patrimonio dell’umanità sotto l’egida dell’Unesco.


Per evitare che tutto questo patrimonio si trasformi in cliché o freddi etnorami dal sapore di orientalismi ad uso turistico, c’è bisogno però di calarlo nella vita reale e quotidiana di un grande paese moderno. Un paese dove quelle che ci appaiono contraddizioni, sono solo aspetti della complessità contemporanea.


Il viaggio proposto da T-ERRE in questo paese ci farà quindi da traccia per cercare di seguire un percorso critico di scoperta delle immagini e degli stereotipi che costruiscono il Marocco turistico Riflettendo sulle molte radici di cui si nutrono le sue attrattive e quanto queste restituiscano il reale profilo del paese.


In questo percorso proveremo ad intrecciare i luoghi con le voci degli scrittori che dall’occidente europeo e americano, hanno tratteggiato profili e bozzetti del paese e dei suoi abitanti. Da Potocki a De Amicis fino a Canetti e Bowles molti hanno fornito chiavi di lettura ed interpretazione di mondi a loro lontani; chiavi che però saranno per noi anche specchi in grado di raccontarci molto su come noi stessi vediamo l’alterità. Voci famose a cui faranno da controcanto le parole degli scrittori che dal Maghreb parlono e raccontano del loro paese, come Drìss Chraibi, Fatima Mermissi, Tahar Ben Jelloun o Mohamed Choukri.


Un percorso fatto d’immagini anche contraddittorie e divergenti, intrapreso con lo scopo non di rassicurare e uniformare ma di fornire elementi che diano profondità, sociale, storica ed umana ad una destinazione turistica.


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